Biografia di Rocco Chinnici

Rocco Chinnici

Rocco Chinnici nasce a Misilmeri il 19 gennaio 1925 e, dopo la maturità classica ottenuta nel 1943 presso il Liceo Classico «Umberto» a Palermo, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza a Palermo, laureandosi il 10 luglio 1947.

Nel 1952 entra in magistratura, al Tribunale di Trapani.

Dopo viene trasferito a Partanna, dove rimane pretore per 12 anni e nel maggio 1966 viene trasferito a Palermo, presso l'Ufficio Istruzione del Tribunale, come giudice istruttore.

Nel novembre 1979 viene promosso Consigliere Istruttore presso il Tribunale di Palermo.

Rocco Chinnici ha consentito la realizzazione del primo maxiprocesso alla mafia ed è considerato il padre del Pool Antimafia, chiamando a se magistrati come Falcone, Borsellino e Di Lello.

Chinnici pertecipò anche a molti congressi e convegni perchè credeva che i giovani fossero molto importanti nella lotta alla mafia.

Fu il primo magistrato a parlare agli studenti della mafie e delle droghe.

Nella sua relazione sulla mafia tenuta nell’incontro di studio per magistrati organizzato dal Consiglio Superiore della Magistratura a Grottaferrata il 03-07-1978 si espresse così: “Riprendendo le fila del nostro discorso, prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione, non era mai esistita in Sicilia”, e più oltre aggiunge: “La mafia … nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia”.»

In una delle sue ultime interviste, Chinnici ha detto:

«La cosa peggiore che possa accadere è essere ucciso. Io non ho paura della morte e, anche se cammino con la scorta, so benissimo che possono colpirmi in ogni momento. Spero che, se dovesse accadere, non succeda nulla agli uomini della mia scorta. Per un Magistrato come me è normale considerarsi nel mirino delle cosche mafiose. Ma questo non impedisce né a me né agli altri giudici di continuare a lavorare».

Il 29 luglio 1983 una Fiat 127 imbottita di esplosivo fu parcheggiata davanti alla sua casa in via Pipitone Federico a Palermo e fu fatta esplodere dal killer mafioso Antonino Madonia, uccidendo Rocco Chinnici, il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l'appuntato Salvatore Bartolotta, componenti della scorta del magistrato, e il portiere dello stabile di via Pipitone Federico Stefano Li Sacchi.

Il processo per l’omicidio ha individuato come mandanti i fratelli Nino e Ignazio Salvo, e si è concluso con 12 condanne all’ergastolo e quattro condanne a 18 anni di reclusione per alcuni fra i più importanti affiliati di Cosa Nostra.

Nel 1985 è stato istituito il “Premio Chinnici” per le attività di studio e ricerca contro il fenomeno mafioso e di educazione alla legalità.

Fotografia di Rocco Chinnici