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Spatuzza riconosce un uomo dei servizi. 'Era vicino all'autobomba per Borsellino' - La Repubblica

Mercoledì 27 Ottobre 2010

Spatuzza: Il mafioso oggi collaboratore di giustizia indica il funzionario dell'Aisi Lorenzo Narracci: "Somiglia all'estraneo presente nel garage dove fu preparato l'attentato". Ma non c'è la certezza che si tratti della stessa persona. Salvatore Borsellino: "Siamo a un passo dalla verità" PALERMO - C'era un uomo estraneo a Cosa Nostra nel garage in cui si preparava l'autobomba che avrebbe ucciso il giudice Paolo Borsellino in via D'Amelio. Un uomo che, secondo il pentito di mafia Gaspare Spatuzza, somiglia a Lorenzo Narracci, funzionario dei servizi segreti attualmente in servizio all'Aisi. Spatuzza lo ha indicato per due volte: prima in foto, poi, oggi, in un confronto all'americana presso la Dia di Caltanissetta. La procura raccomanda prudenza, sottolineando che il pentito non ha potuto dirsi certo "al cento per cento" che Narracci e l'estraneo che vide nel garage nel '92 siano la stessa persona. Ma Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso, dichiara che "forse oggi siamo a un passo dalla verità". Il riconoscimento di Spatuzza. In un confronto all'americana, a Spatuzza sono state mostrate più persone simili di aspetto, dietro a un vetro. Tra queste il funzionario dei servizi. E il pentito non avrebbe avuto esitazioni nel riconoscere in Narracci lo stesso individuo mostratogli in foto nei mesi scorsi e da lui allora indicato come somigliante "alla persona estranea a Cosa nostra" che era nel garage dove fu imbottita di tritolo l'auto usata per la strage di via D'Amelio. Ma, ha affermato Spatuzza, secondo quanto si è appreso successivamente, di non essere certo al 100 per cento che si tratti della stessa persona presente ai preparativi dell'eccidio, pur ribadendo la somiglianza tra i due. Lo 007 già indagato per via D'Amelio. Narracci, ex funzionario del Sisde tuttora in servizio all'Agenzia per la sicurezza interna (Aisi), è già indagato dalla procura di Caltanissetta nell'ambito dell'inchiesta sulla strage del '92 in via D' Amelio a Palermo in cui vennero fatti saltare in aria con un'autombomba il procuratore aggiunto Paolo Borsellino e cinque poliziotti di scorta. Il funzionario, dopo la notizia del suo coinvolgimento nell'inchiesta, è stato allontanato dal suo precedente incarico e destinato ad altri compiti all'interno dell'Aisi. Alla Dia Narracci è stato riconosciuto anche da Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo colluso con la mafia, che da mesi racconta ai magistrati i retroscena sulla cosiddetta 'trattativa' tra lo Stato e Cosa nostra. Per Massimo Ciancimino, Narracci è "l'uomo che in un'occasione incontrò il padre nella sua abitazione". Oltre alla "ricognizione", tra Ciancimino e l'agente c'è stato anche un confronto: Narracci ha negato di avere mai visto Ciancimino e suo padre. Ma di Lorenzo Narracci si sarebbe parlato anche in una delle ultime sedute del Copasir. Il 13 ottobre, nel corso dell'audizione del direttore dell'Aisi, Giorgio Piccirillo, alcuni componenti del Comitato per la sicurezza della Repubblica avrebbero chiesto la rimozione del funzionario e in particolare dall'Aisi. Una rimozione già sollecitata precedentemente, quando a inizio luglio il comitato affrontò il caso di fronte al direttore del Dis, Gianni De Gennaro. Salvatore Borsellino: "Nessuno intralci i magistrati". "Da anni sostengo che mio fratello è stato ucciso perché si è messo di traverso alla trattativa tra la mafia e lo Stato. Forse siamo a un passo dalla verità". Così Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso nella strage di via D'Amelio. "Speriamo che nessuno intralci quei magistrati eccezionali che stanno stanno togliendo il velo per arrivare alla verità: Antonino Ingroia, Nino Di Matteo e Sergio Lari". Borsellino, in qualità di responsabile del movimento delle Agende Rosse, annuncia di aver organizzato per il 20 novembre una manifestazione in quattro città (Palermo, Roma, Firenze e Milano) "per sostenere proprio questi magistrati". "Ho grande paura che possa succedere qualcosa - avverte il fratello di Paolo Borsellino -. Il pericolo può arrivare da quelle stesse persone che hanno messo le bombe in via D'Amelio, e non mi riferisco ai mafiosi. Tutto è legato a quell'infame trattativa tra Stato e mafia".