RASSEGNA STAMPA

LA REPUBBLICA - Corteo G8, tra pace e nuove tensioni

Genova, 14 novembre 2007

A tre giorni dalla manifestazione si incrociano i messaggi contraddittori: discussione "aperta" a Tursi senza risse
Corteo G8, tra pace e nuove tensioni
In città arrivano anche gli ultras del calcio per un convegno

Nonostante allarmismi dell´ultima ora (sabato sera una riunione alla Sala Chiamata di vari gruppi ultrà italiani), la manifestazione sul G8 del 17 riconferma, attraverso i suoi organizzatori, le intenzioni pacifiche. Non solo. Ieri, 19 associazioni riunite all´Arci, hanno sottolineato che non «sarà una manifestazione contro la polizia, e non avrà nulla che fare con gli ultrà. Vigileremo sui partecipanti al corteo e invitiamo anche le famiglie a presentarsi». Un modo per sconfessare le dichiarazioni di Luca Casarini, che aveva invitato a Genova le squadracce neofasciste responsabili della guerriglia romana. La sortita di Casarini ha fatto registrare anche le critiche di Vittorio Agnoletto, già portavoce del Gsf.
Ieri intanto, al processo contro i 25 imputati di devastazione e saccheggio, uno dei legali della difesa, l´avvocato Mirko Mazzali ha chiesto che la sentenza non colpisca dei capri espiatori. Un altro avvocato, Emanuele Tambuscio ha invece chiesto al tribunale di trasmettere alla procura per falsa testimonianza le dichiarazioni di 4 tra funzionari di polizia e ufficiali dei carabinieri.

Dalle 19 associazioni che daranno vita alla manifestazione di sabato un chiaro messaggio: "Vogliamo verità, non vendetta contro gli agenti"
"Corteo pacifico, non siamo ultrà"
L´impegno dei no global: protesta senza i veleni del calcio malato
Il 17 alla sala chiamata della Culmv dibattito pubblico sul mondo del calcio con ultrà della Samp e di altre tifoserie italiane

MARCO PREVE

«Questa manifestazione non ha nulla a che spartire con gli ultrà. Non è un´iniziativa contro le forze di polizia. È un corteo che nasce anche per chiedere che sia fatta luce sugli abusi commessi da quei rappresentanti delle forze dell´ordine che, dal 2001, godono ancora di protezioni. Noi stiamo con l´altra polizia, quella che combatte la mafia, la criminalità, che difende il cittadino e non viola i diritti».
Messaggio più chiaro non poteva arrivare, ieri mattina, dalla sede dell´Arci dove era stata convocata una conferenza stampa dai rappresentanti di 19 associazioni che aderiscono alla manifestazione di sabato sul G8. Per capirci: i 19 rappresentano una delle molte anime del movimento che, dopo il 2001, scende di nuovo assieme in piazza. Rispetto ad un´area più radicale (quella che ruota soprattutto attorno ai centri sociali), per la quale la manifestazione nasce soprattutto per protestare contro le pesanti richieste di condanna nei confronti dei 25 imputati di devastazione e saccheggio, quest´ultima mette al centro del dibattito altri due temi.
Li hanno illustrati Gabriele Taddeo, presidente provinciale Arci, Simone Leoncini di Rifondazione Comunista e Andrea Agostini di Legambiente. Al primo punto la commissione d´inchiesta parlamentare fino ad oggi negata, perché «la storia di quelle vicende - dicono - non può essere ricostruita solo in sede processuale, ma vanno indagate le responsabilità politiche di quanto accaduto, e la reale catena di comando che ha portato alle scelte fallimentari e quelle sì - devastanti - in merito all´ordine pubblico.
Sono troppi i lati inquietanti ed oscuri che ancora costellano quelle giornate». E ancora «non vogliamo che cali l´attenzione sui processi Diaz e Bolzaneto bisogna evitare che arrivi la prescrizione a dare il colpo di spugna». Oggi gli organizzatori della manifestazione incontreranno i funzionari della questura per gli ultimi dettagli. Il corteo - sono attese 30mila persone - partirà attorno alle 15 dalla Stazione Marittima e percorrerà via Gramsci, corso Saffi, via Corsica, via Fieschi e arriverà in piazza De Ferrari dove si terrà un concerto con vari artisti - Roy Paci, Zulu, gli Assalti frontali - e con intervento finale di don Andrea Gallo.
Il corteo sarà preceduto, nella mattinata da un convegno, presso l´Auditorium di piazza Sarzano, con la presenza del segretario generale della Fiom-Cgil Gianni Rinaldini ed il giurista e parlamentare Giuliano Pisapia.
Se il quadro complessivo, anche nelle valutazioni della questura, è di un evento che dovrebbe conservare le sue caratteristiche pacifiche, nelle ultime ore, un motivo di apprensione è stato fornito dall´annuncio di un concomitante appuntamento organizzato da tempo dagli ultras San Fruttuoso che si terrà sabato alle 20.30 nella sala chiamata della Compagnia Unica.
Si tratta di un dibattito pubblico sul mondo del calcio a cui parteciperanno rappresentanti attuali e figure storiche degli Ultras Tito Cucchiaroni della Sampdoria, della Curva Nord dell´Atalanta, del Colectivo Zaragoza e di altri gruppi ultrà italiani.

IL PROCESSO
Arringa tra sarcasmo e provocazione l´avvocato mostra le foto del Vajont «Questa è devastazione, non i tre quattro episodi di danneggiamento, per altro dubbi, di cui sono accusati gli imputati». Così, consegnando al tribunale una foto del paese di Longarone dopo il crollo della diga del Vajont, l´avvocato milanese Mirko Mazzali uno dei difensori dei 25 imputati di devastazione e saccheggio per il G8, ha concluso al sua arringa. Un intervento che nonostante l´abbondante sarcasmo nei confronti della procura ha affrontato le questioni centrali del processo. Ad esempio il requisito di prevedibilità. «La procura - ha detto il legale - sostiene che Marina Cugnaschi (la sua assistita, ndr) doveva prevedere che cosa stava accadendo in altre parti della città. Mi chiedo allora cosa abbiano fatto i capi delle forze dell´ordine e Fini che stava a San Giuliano». E ancora: «Gli imputati sono capri espiatori che pagano per la scelta assurda del governo D´Alema di fare il G8 nella città sbagliata, per quelle di chi ha permesso la Diaz e Bolzaneto e non ha saputo gestire l´ordine pubblico. La verità è che questo processo mi ricorda le scuole elementari. Quando la maestra era girata alla lavagna c´era uno che tirava il cancellino. Poi la maestra si girava e prendeva a caso un responsabile anche se era innocente. Questo è accaduto ai 25 imputati».
Prima di lui l´avvocato Emanuele Tambuscio aveva chiesto al tribunale la trasmissione alla procura delle dichiarazioni di quattro testimoni, funzionari di polizia e ufficiali dell´arma, per falsa testimonianza.
(m. p.)

IL CASO
Dure critiche al Casarini "incendiario"
Sconcerto per il cambio di posizione dopo l´iniziale prudenza
Sempre pronto a inventare nuove forme di lotta e di provocazione mediaticamente appetibili, e anche per questa ragione sempre riconosciuto come leader da una parte del movimento antagonista. Ma questa volta, Luca Casarini, già portavoce di tute bianche, disobbedienti, centri sociali del Veneto, fa mordere la lingua ai suoi compagni. Le sue dichiarazioni al Corriere della Sera con le quali sostiene gli assalti alle caserme da parte degli ultrà neofascisti e li invita a Genova, hanno creato un problema diplomatico.
Anche perché nella fase preparatoria della manifestazione di sabato, Casarini indossa nel giro di pochi giorni due vesti diverse: prima pompiere, poi incendiario. Ecco cosa racconta chi era presente alle riunioni genovesi della settimana scorsa, quando esponenti di varie realtà italiane hanno deciso le linee dell´iniziativa.
«In un primo tempo il corteo doveva passare dal centro, da piazza Corvetto e via XII Ottobre, poi alcuni ma soprattutto Casarini hanno sottolineato come passare vicino al tribunale rischiava di creare problemi di ordine pubblico e così per evitare di creare occasioni di scontro ha sostenuto quelle modifiche che poi ci sono state».
Un Casarini prudente che, poche ore dopo, si trasforma e inneggia a una grande alleanza con la teppaglia calcistica contro la polizia.
Il primo a stigmatizzarlo è Vittorio Agnoletto, euro parlamentare ed ex portavoce del Genoa Social Forum nel 2001: «Dissento profondamente da quanto ha dichiarato Casarini. La grande manifestazione pacifica di sabato non ha nulla a che vedere con le azioni realizzate da gruppi di ultras domenica scorsa. Noi chiediamo verità e giustizia per quanto avvenuto nel 2001 e tutto ciò non ha nulla a che vedere con l´assalto alle caserme e al palazzo del Coni e ancor meno con l´ideologia violenta che anima molti di quei gruppi. «Vorrei ricordare a Casarini - prosegue Agnoletto - che dopo l´assassinio di Carlo Giuliani tutto il Gsf agì concordemente per evitare che dall´immensa rabbia e dolore che tutti noi avevamo in corpo in quel momento, ne derivassero reazioni violente e distruttive».
Ancora più diretto Riccardo Messina, coordinatore della Fgci, la federazione giovanile del Pdci: «Se Casarini ha intenzione di venire a Genova il 17 novembre con queste intenzioni è meglio che rimanga a casa».

(m. p.)