RASSEGNA STAMPA

IL GIORNALE - Marta censura i giudici ma assolve se stessa: «Lo dissi, dei black bloc»

Genova, 19 novembre 2008

Marta censura i giudici ma assolve se stessa: «Lo dissi, dei black bloc»
di Erika Falone

Prima boccia la sentenza che ha smontato la tesi del complotto della polizia per le botte alla Diaz, poi - ineffabile Marta Vincenzi! - ammette candidamente che sì, lei in persona aveva avvertito i responsabili delle forze dell’ordine sulla presenza dei black bloc nelle strutture pubbliche concesse ai dimostranti. Le considerazioni del sindaco avvengono contestualmente, all’interno dello stesso discorso, in consiglio comunale. Non è la prima volta che Marta «utilizza» i tempi e gli spazi dell’assemblea per esternare sugli argomenti che le stanno a cuore, senza preoccuparsi troppo di essere consequenziale tra l’inizio e la fine del ragionamento. E così ieri pomeriggio il sindaco ha finito per dichiarare che tra i manifestanti del G8 c'erano anche il black block, anche se aveva appena finito di dire che i giudici hanno sbagliato ad assolvere i poliziotti-picchiatori della Diaz. «Io ero presidente della Provincia - ricorda la Vincenzi - e avevo ricevuto segnalazioni da parte degli addetti alla sicurezza della scuola di Quarto dove erano alloggiati alcuni manifestanti». Qualcuno, all'interno della scuola, aveva notato strani movimenti. «Mi hanno riferito di ragazzi con il passamontagna, di oggetti contundenti nascosti poco lontano dalla scuola. Avvisammo immediatamente chi di dovere. Nulla è stato fatto». Abbozza, dice che non vorrebbe esprimersi, ma lo fa («Io non commento, come ho già detto più volte» dice all'aula Rossa): è più forte di lei. «Quello che ho sentito a Palazzo di Giustizia pochi giorni fa, mi lascia profondamente delusa». E, soprattutto, lascia aperto ancora un importante interrogativo: «Se le mie indicazioni fossero state seguite - si domanda il sindaco -, e qualcuno fosse andato a Quarto a controllare e a fermare quelli che erano evidentemente malintenzionati, si sarebbero potuti evitare gli scontri e le devastazioni alla città?». Una questione ancora senza soluzione, per Marta Vincenzi, che non sa perché nessuno quel giorno sia intervenuto. «Mai avuta una qualsiasi spiegazione». E, alla faccia del «no comment», aggiunge: «La sentenza, ancora una volta, non ha dato una risposta a quello che è successo in città, alla Diaz e a Bolzaneto. Perché qualcosa è successo. Io li ho visti i manifestanti con i volti tumefatti, all'ospedale». La morale è ancora quella: la sindaco, come il suo gruppo, ha chiesto ancora una volta l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta. «Avevamo la possibilità di voltare pagina, di guardare al futuro - conclude -. La ferita resta aperta».
L'aula si divide, secondo il più classico dei sistemi. Simone Farello, capogruppo del Pd, sostenendo l'esigenza di una commissione, ha parlato del bisogno di verità per i cittadini. «Sbaglia chi accoglie questa sentenza con giubilo - dice Farello -, siamo profondamente delusi». Giuseppe Murolo, Alleanza Nazionale, fa osservare che la critica alla magistratura da parte del centro sinistra è totalmente fuori luogo e osserva: «Una commissione parlamentare sarebbe un altro inutile spreco di tempo e soldi dello stato. La magistratura ha deciso e quella è la strada. In parlamento? Ognuna della due parti scriverebbe, con i soldi dei contribuenti, il suo pezzo di verità». Critico anche Gianni Bernabò Brea, la Destra: «Non si può continuare a dar contro ai poliziotti - spiega -. Se loro erano lì e se sono dovuti intervenire, è proprio perché c'erano i manifestanti violenti. I genovesi li hanno vissuti quei giorni a ferro e fuoco. E hanno visto».
Mancavano pochi minuti alle 19 quando il consiglio è stato sospeso per mancanza del numero legale. In aula, soltanto 14 consiglieri di opposizione e 9 di maggioranza, proprio mentre si stava discutendo l'interpellanza che impegna sindaco e giunta a verificare se i controllori Amt siano o meno titolati per «staccare» multe per i transiti sulle corsie riservate, appostandosi in modo da non essere visti dall'automobilista. «È la prova del nove - commenta Raffaella Della Bianca, capogruppo di Forza Italia -: quando si parla di cose che interessano davvero ai cittadini, come le sanzioni Amt, la maggioranza si sente libera di andarsene. Quando si parla di massimi sistemi che interessano a sindaco e giunta, come il G8 o l'Authority, sono tutti in aula». L'interpellanza è stata comunque votata, ed è stata approvata con i volti della minoranza. «Si è perso il senso della cosa pubblica - dice la capogruppo di Fi -. Noi siamo qui per la città, per i cittadini, non per astrattismi e sofismi politici».