RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Il G8 alla Maddalena è già ad alta tensione

Roma, 17 novembre 2008

Il G8 alla Maddalena è già ad alta tensione
dopo la sentenza per i fatti di genova
L'appuntamento in Sardegna nel luglio 2009: "intelligence" al lavoro per la sicurezza, si teme l'escalation della protesta

Non c'è un allarme, ma sicuramente il livello di allerta sul G8 alla Maddalena, previsto per il luglio dell'anno prossimo, si è improvvisamente alzato dopo la sentenza per il blitz nella scuola Diaz. Non è il vertice in se stesso, almeno per adesso, a preoccupare («mancano sette mesi - commenta una fonte dell'intelligence - e ci sarà ancora il tempo per incrementare eventualmente le misure di sicurezza») ma l'eventuale effetto-denotatore che l'avvicinarsi dell'appuntamento potrebbe avere sulle aree più radicali del mondo antagonista.
La minaccia risuonata anche nell'aula in cui è stato pronunciato un verdetto per gran parte accusatorio («Ci rivedremo alla Maddalena, ci vendicheremo») è considerata sì uno sfogo dettato dalla disillusione, ma potrebbe essere anche raccolto a chi ha intenzione di trasformare la mobilitazione contro il vertice in un'altra occasione di scontro e di violenze. Anche perché, alla fine dei tre maxi-processi, le condanne più pesanti, quelle che se confermate trascineranno davvero in galera gli imputati, hanno toccato soltanto alcuni esponenti del mondo insurrezionalista.
Sicuramente i prossimi mesi non saranno del tutto tranquilli. «Si teme - spiegano ancora gli 007 - un'escalation delle proteste determinata proprio dalla conclusione del processo-Diaz, man mano che ci si avvicinerà alla data del luglio 2009, anche se non ci sono segnalazioni che al momento destino particolare allarme». Data che coinciderà anche con l'ottavo anniversario della morte in piazza Alimonda di Carlo Giuliani.
Su alcuni siti Internet e blog sono apparse anche (per ora velate) minacce al collegio giudicante e già questa mattina la digos le esaminerà per decidere se sia il caso di concedere una scorta ai giudici della sentenza sul blitz alla Diaz: «Ricordiamoci di questo giudice e del suo nome, la storia è strana ed imprevedibile»; «Una domanda: chi gliel'ha fatto fare di macchiarsi di tanta ignavia? Qual è il loro tornaconto?».
Sul piano politico, ieri è arrivata la rezione di Paolo Ferrero, segretario di Rifondazione: «Le dichiarazioni rese dal capo della Polizia Antonio Manganelli sono davvero ipocrite. Dopo aver massacrato di botte ragazzi pacifici e inermi che manifestavano contro il G8, nella Genova del 2001, e che dormivano in una scuola, la Diaz, dove venne compiuto un vero e proprio massacro alla messicana fuori da ogni legalità, diritto e da ogni rispetto della nostra Costituzione, Manganelli promette, in una lettera a la Repubblica, chiarezza, da parte di quella stessa polizia che continua a coprire mandanti ed esecutori di quella mattanza». 
Dichiarazioni, quelle del capo della polizia, sostanzialmente in linea con l'intervista rilasciata al Secolo XIX già nel luglio dello scorso anno, quando Manganelli affermò: «Qualunque mezzo, qualunque, possa servire a stabilire la verità, a capire che cosa è accaduto in quei giorni, non solo non lo temo, ma lo auspico». E, sentito dai pm nel dicembre 2002, Manganelli aveva raccontato le sue conversazioni con Gianni De Gennaro quella sera: «Io credo che tu abbia visto un altro G8, gli dissi ... Noi ne usciamo male e insomma, a me non sembrano pregresse, quelle ferite». 
Ancora: «Mi è sembrato che alla perquisizione Diaz ci fossero un po' troppi generali senza contestuale distribuzione di compiti e di livelli di responsabilità... debbo dire che la cosa che mi ha colpito di più in assoluto, che non riesco a digerire, è la provenienza illegale delle molotov. Io ne ho viste tante, mi spiace dirlo al registratore, e ne ho anche fatte tante... ma la bustina in tasca allo spacciatore... insomma, l'avevo vista nei film, ma non credevo potesse succedere».

marco menduni