RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - G8, smemorati alla sbarra

Genova, 22 marzo 2008

Troppi "non ricordo", molti poliziotti e carabinieri non collaborano. O, peggio, dichiarano il falso
G8, smemorati alla sbarra
E un oncologo accusa: "Sui medici torturatori, Ordine muto"
Le presunte false testimonianze, i "non ricordo", il rifiuto a deposizione. La verità nelle sentenze dei processi del G8 di Genova, resterà comunque viziata dai comportamenti tenuti da numerosi imputati e testimoni. Questi ultimi non testi qualsiasi, ma quasi tutti appartenenti alle forze dell´ordine o comunque ad amministrazioni dello stato. E anche nel dibattimento in cui non siedono sul banco degli imputati, i rappresentanti delle forze dell´ordine sono riusciti a mettersi nei guai. Ma l´eco del G8, soprattutto alla luce delle ultime rivelazioni sulle torture a Bolzaneto, di cui si sono resi responsabili anche alcuni medici, non accenna a spegnersi. Massimo Costantini, oncologo dell´Ist, tra i sanitari del Genona Social Forum, accusa: "Nel nostro Ordine non c´è stata, in sette anni, alcuna riflessione".

MARCO PREVE

G8, i processi degli smemorati
False testimonianze e "non ricordo", polizia e carabinieri sotto accusa Le presunte false testimonianze, i "non ricordo", il rifiuto a deposizione. La verità, già scritta o ancora da scrivere, nelle sentenze dei processi del G8 di Genova, resterà comunque viziata dai comportamenti tenuti da numerosi imputati e testimoni. Questi ultimi non testi qualsiasi, ma quasi tutti appartenenti alle forze dell´ordine o comunque ad amministrazioni dello stato. Un risvolto che non può non essere sottolineato ed apparire come un altro elemento imbarazzante nella lunga strada che porta all´accertamento dei fatti del luglio 2001.
Anche nel dibattimento in cui non siedono sul banco degli imputati, i rappresentanti delle forze dell´ordine sono riusciti a mettersi nei guai.
E´ accaduto al termine del processo contro i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio. In coda alla lettura della sentenza che condannava a pene pesantissime i no global violenti, il tribunale ha trasmesso alla procura gli atti per quattro testimoni per falsa
testimonianza.
Si tratta di due funzionari della polizia e due ufficiali dell´arma. Sono tra gli uomini che guidarono la carica delle forze dell´ordine al corteo delle "tute bianche" guidato da Luca Casarini. Un intervento che scatenò i disordini pomeridiani del 20 luglio 2001, culminati con la morte di Carlo Giuliani.
Al processo per i fatti di Bolzaneto, invece, in una delle ultime udienze i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno addirittura chiesto la trasmissione degli atti per undici carabinieri. I militari, nel corso delle loro deposizioni hanno negato qualsiasi ricordo, sostenendo di non ricordare neppure la visita ufficiale dell´allora ministro di Giustizia, Roberto Castelli la notte di sabato 21 luglio. Oppure non ricordando altri episodi rievocati da altri testimoni e imputati riguardanti fatti specifici come l´uso di bombolette di spray urticante.
Al processo di Bolzaneto un´altra testimone aveva subito la stessa sorte, accusata di falsa testimonianza. Si trattava di un´infermiera, a suo tempo già indagata e poi archiviata per un episodio di omessa denuncia, che nel corso della deposizione ha smentito fatti ormai assodati.
Ma è nel processo Diaz che l´accusa di falsa testimonianza si trasforma in un vero e proprio filone d´indagine parallela. La contestazione è quella che viene mossa nei confronti dell´ex questore di Genova Francesco Colucci al termine della sua deposizione, nel maggio scorso. Quello che si scoprirà dopo, riguarda una serie di intercettazioni telefoniche in cui Colucci, parlando con l´ex capo della Digos di Genova Spartaco Mortola,
sostiene di aver aggiustato la sua deposizione per fare una piacere all´allora capo della polizia (oggi capo di gabinetto del Ministero dell´Interno e commissario per l´emergenza rifiuti in Campania) Gianni De Gennaro. Che viene indagato per istigazione alla falsa testimonianza.
(m.p.)
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Parla Massimo Costantini, oncologo dell´Ist, nel 2001 referente sanitario del Genoa Social Forum
Il j´accuse del medico in prima linea "Dal nostro Ordine un silenzio assordante"
Siamo alle prese con nuovi interrogativi sul nostro ruolo di fronte agli abusi commessi dalle autorità
La mia categoria, quella impegnata sul campo, negli ospedali ne esce meglio di quanto mi aspettassi
Il primo nostro dovere è stare lontani da ogni forma di violenza, anzi di intervenire per evitarla

MARCO PREVE

«È grave che non ci sia stata, in questi sette anni, una riflessione dell´Ordine e in generale della nostra categoria, rispetto non solo a quanto accaduto a Bolzaneto, ma sul G8 nel suo complesso. Si è parlato di tortura, le testimonianze delle vittime, non credo siano messe in
discussione da nessuno. E allora, di fronte a un tema così abnorme non c´è bisogno di attendere una sentenza».
Massimo Costantini nel 2001 era uno dei referenti sanitari del Genoa Social Forum. Nella vita di tutti i giorni è un oncologo, responsabile del Coordinamento Regionale Cure Palliative dell´Ist di Genova, e dallo scorso anno ha una docenza al King´s College University di Londra. Dal 2002 al 2004 è stato direttore dell´hospice della Gigi Ghirotti. È un medico che studia come annullare o ridurre il dolore che la natura infligge quotidianamente agli uomini sotto forma di malattie. Forse è anche per questo che, di fronte al dolore, al male fisico e a quello morale, provocato volontariamente dall´uomo, si indigna. Tanto più se sul banco degli imputati ci sono dei suoi colleghi.
E nel processo per i fatti di Bolzaneto, la prigione speciale del G8 dove i detenuti furono picchiati, umiliati, privati dei diritti fondamentali, uno dei capitoli più inquietanti riguarda proprio il ruolo e il comportamento di cinque medici dell´amministrazione penitenziaria, per i quali la procura ha chiesto condanne tra i due e i tre anni. I reati vanno dall´abuso d´ufficio, alle percosse, al favoreggiamento, alle ingiurie, alle minacce.
«Sono accuse pesantissime, specie se riguardano dei medici - dice Costantini - . Io non voglio giudicare i miei colleghi e forse non mi interessa neppure sapere se saranno condannati o meno. Il fatto è che di fronte a queste imputazioni, alle testimonianze di decine di persone, agli accertamenti della magistratura è evidente che qualcosa anche per la nostra categoria non ha funzionato. Su questi temi mi sarei aspettato da parte dell´Ordine dei medici nazionale l´avvio di un dibattito, di una riflessione, meglio ancora se pubblica. Eppure lo hanno fatto quasi tutti i protagonisti del G8. La politica, la polizia, le istituzioni, voi giornalisti con libri e convegni. Ma noi medici no».
Nessuno lo ha sollecitato.
«In realtà, dopo il G8, una dozzina di noi, medici che avevano partecipato al Gsf, chiese a Sergio Castellaneta, allora presidente del nostro Ordine, di intervenire in qualche modo, ma non accadde nulla».
Lei cosa pensa?
«Io penso che il primo dovere di un medico è stare lontano da ogni forma di violenza, anzi di intervenire per evitarla, anche se appartiene a un´amministrazione coinvolta direttamente. I fatti del G8 e poi le misure antiterrorismo successive agli attentati di New York e poi di Madrid e di Londra, pongono la classe medica davanti a nuovi interrogativi. Quelli che riguardano il nostro ruolo di fronte ad abusi commessi, in determinate situazioni, dalle autorità».
Con quali conclusioni?
«Che il contesto non può mai giustificare il comportamento. Certe reazioni che possono scattare negli appartenenti alle forze dell´ordine, non possono assolutamente essere tollerate da un medico. In Inghilterra, ad esempio, questo è un tema di cui si discute molto».
I suoi colleghi sono accusati di aver taciuto, di essersi voltati dall´altra parte o addirittura di essere responsabili di episodi di maltrattamento.
«La linea dell´Ordine è quella di prendere provvedimenti in caso di condanna. Ma, a me, quello che interessa di più è che certe cose non debbano più accadere. E se c´è un lascito positivo di queste terribili vicende del 2001 è appunto questo, la consapevolezza di dover evitare il ripetersi di certe situazioni».
Ma dalle sue parole precedenti non traspare una grande fiducia.
«Guardi, accanto al dispiacere per l´assenza di un dibattito interno, il G8 per me è stato una sorpresa anche positiva. La mia categoria, quella impegnata sul campo, negli ospedali e nei pronto soccorso, ne esce meglio di quanto mi aspettassi. Tanti medici hanno saputo opporsi con fermezza e in condizioni psicologiche non semplici, a pressioni davvero pesanti».