RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - "G8, perché non sappiamo più indignarci?"

Genova, 18 luglio 2008

"G8, perché non sappiamo più indignarci?"
 
Gherardo Colombo: una lezione di democrazia sui banchi della Sala Rossa 
Nella settimana di Genova città dei diritti voluta da Dalla Chiesa tocca alla Costituzione
 
WANDA VALLI
Nella settimana di "Genova città dei diritti", voluta da Nando dalla Chiesa, ieri tocca a quelli fondamentali tutelati dalla Costituzione. A parlarne, nella sala del consiglio comunale aperta al pubblico, è un ex magistrato, uno dei protagonisti di Mani Pulite a Milano, Gherardo Colombo. Lui racconta lo spirito che mosse i padri costituenti: creare una società di persone con uguali diritti, con la libertà e il senso di responsabilità collettivo come valori cardine. E, sui fatti del G8, ammonisce «c´è una verità giudiziaria e una reale, forse manca il senso dell´indignazione collettiva». Lo accoglie il presidente del consiglio comunale, Giorgio Guerello, ospiti Anna Canepa, presidente della sezione ligure dell´Anm, l´associazione nazionale magistrati, e quello dell´Ordine degli avvocati, Stefano Savi. I consiglieri comunali sono numerosi, non c´è per scelta Gianni Bernabò Brea della Destra, si dichiara favorevole all´iniziativa il leghista Alessandro Piana, sono presenti quelli di Fi, a partire da Alberto Gagliardi. Piene le tribune riservate al pubblico. Anna Canepa mette in guardia da una magistratura che non sia indipendente e autonoma, ricorda come Gherardo Colombo abbia scelto di lasciare la magistratura nel 2007 da consigliere di Cassazione, mentre Stefano Savi insiste sul ruolo "sociale" dell´avvocato. Manca il sindaco Marta Vincenzi, impegnata all´Anci, l´associazione dei Comuni, il suo vice Paolo Pissarello cita don Gallo che recita i primi 12 articoli della Costituzione a memoria, come una preghiera. Gherardo Colombo parte proprio dalla scelta di lasciare la magistratura. Spiega che l´amministrazione della giustizia è uno dei grandi rubinetti del condominio - Paese, funziona solo se si tengono in buona cura gli altri, vale a dire i cittadini e le regole. Colombo: «me ne sono andato perché voglio provare a dare una mano nel rapporto regole - cittadini». La Costituzione, invece, ha alle spalle una storia che parte dalla società della metà del Novecento: «c´era chi poteva moltissimo e chi nulla, con diritti e doveri distribuiti in modo diseguale». I padri costituenti creano regole «per una società che ha al centro la persona, con diritti intoccabili». E´ la società «dove le regole sono uguali per tutti», è lo stato di diritto dei tre poteri separati legislativo, esecutivo e giudiziario. Una società che ha un valore da difendere «la libertà, che comporta la responsabilità a cui spesso si delega in favore della sicurezza». Dal pubblico arriva una domanda sui fatti del G8 e la sentenza di Bolzaneto. Colombo ricorda che «esiste una verità processuale e una reale», e che è soprattutto un discorso politico. Comporta «un certo grado di indignazione», forse si è perduto.