RASSEGNA STAMPA

CORRIERE SERA - La sponda sociale

Milano, 25 gennaio 2009

BR E MINACCE A ICHINO
LA SPONDA SOCIALE

Dopo gli insulti e le rabbiose dichiarazioni dei nuovi brigatisti e dei loro simpatizzanti durante il processo di Milano, Pietro Ichino ha dichiarato che gli imputati sono «isolatissimi» e ha aggiunto: «Nessuno fa loro da sponda, direi che rappresentano una malattia da curare». Sono le parole generose di un uomo che ha sempre reagito con sobrietà e senso della misura alle minacce di cui è stato vittima. Ma l' episodio suggerisce riflessioni meno rassicuranti. Gli eredi delle Brigate rosse appartengono a una frangia della società presente in molti Paesi europei e soprattutto in quelli del Mediterraneo settentrionale, dalla Grecia alla Spagna. Sono eversivi, ferocemente violenti, e hanno una cultura anarchico-rivoluzionaria piuttosto che marxista. Sono marginali, minoritari e i loro attentati, nella maggior parte dei casi, sono tragiche manifestazioni d' impotenza, prive di rilevanza politica. Ma vi sono circostanze in cui possono approfittare di un disagio sociale, reclutare compagni di strada ai margini della società e ricattare con le loro denunce i partiti della sinistra istituzionale. È accaduto negli anni Settanta quando la grande espansione economica del dopoguerra creò, insieme a nuovi insediamenti industriali e a forti migrazioni interne, una nuova borghesia e un nuovo proletariato. È accaduto più recentemente quando la globalizzazione e le nuove tecnologie hanno costretto il sistema economico e assistenziale dei Paesi europei a modernizzarsi. Accade, in forme più episodiche, ogniqualvolta una questione politica - la base americana di Vicenza, la presenza di un uomo politico sgradito, la guerra di Gaza - allargano l' area della protesta. Da soli questi brigatisti possono «soltanto» mettere una bomba o uccidere un «nemico del popolo», soprattutto se isolato e indifeso. Ma se riescono ad approfittare di un più vasto malessere e a nuotare in un mare più grande, questi gruppi possono governare una manifestazione, creare occasioni di scontro, provocare le forze dell' ordine, diventare vittime per meglio giustificare la propria violenza e conquistare una simpatia a cui non hanno diritto. È successo nel G8 di Genova quando gli errori della polizia hanno finito per regalare ai dimostranti una immeritata e disastrosa vittoria morale. Potrebbe accadere nuovamente se la crisi del credito e la recessione creassero nuove fasce di povertà e precariato. I Paesi a rischio sono quelli in cui la crescita economica, negli ultimi anni, è stata forte, ma squilibrata e accompagnata da scandalosi fenomeni di corruzione e inefficienza amministrativa. Penso agli ex satelliti dell' Urss dove le manifestazioni degli scorsi giorni sono state, in alcuni casi, particolarmente violente. Penso soprattutto ad Atene dove la protesta ha pericolosamente sfiorato la guerriglia urbana e una delegazione italiana è andata a ringraziare i «fratelli greci» per l' appoggio ricevuto a Genova. La Grecia potrebbe essere il ventre molle d' Europa, il luogo in cui si preparano i quadri per le battaglie di domani. Ichino ha ragione quando sostiene che i neobrigatisti non hanno «sponda», se con questa parola s' intendono i sindacati e i partiti di sinistra. Ma gli amici degli imputati di Milano cercheranno la loro sponda nel clima sociale dei prossimi mesi. Per il ministro degli Interni questo è un problema molto più serio delle manifestazioni islamiche di cui si è occupato in questi giorni.

Romano Sergio