RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - le telefonate

Genova, 18 febbraio 2009

«il capo mi manda in guinea, è amico del presidente»
le telefonate

NELLE INTERCETTAZIONI telefoniche è indicato sempre come un datore di lavoro, «il principale», viene palesata la sua amicizia con il presidente della Guinea. Il nome di Fouzi Hadj, il sedicente medico siriano mandato recentemente a processo dal tribunale di Genova, per la bancarotta milionaria di un'azienda che ha svelato intrecci in mezzo mondo, "aleggia" sempre nell'inchiesta sulle missioni in Africa dei poliziotti genovesi.
Viene definito amico del presidente (in realtà si tratta dell'ex presidente Lansana Conté, morto alla fine dell'anno scorso quando una giunta militare prese il controllo del paese con un colpo di stato) e soprattutto i contatti con gli agenti lievitano al punto che in molti "aspirano" a lavorare per lui.
Non solo. Come riportato nell'articolo a fianco, le telefonate incrociano anche l'indagine sulla sparizione delle bottiglie molotov, la prova "falsa" introdotta dalle forze dell'ordine dentro la scuola Diaz ai tempi del G8. Un artificiere "assoldato" dal siriano, parlando con il fratello, dice una memorabile frase in sardo: «mi hanno messo in bocca i cavalli». Si riferisce all'obbligo di mentire, imposto da alcuni colleghi, altri poliziotti che gli avrebbero detto di "glissare" sulle bottiglie incendiare scomparse qualora gliene avessero chiesto conto.