RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Il Tribunale di Genova non ha più una lira

Genova, 13 giugno 2009

Finiti i soldi, il Tribunale è assediato dai creditori
genova, crisi a palazzo
marco menduni

Genova. Volete pure essere pagati? Non ci sono soldi, ripassate. Anzi, non ripassate nemmeno, tanto quei soldi non arriveranno mai. Grazie per aver lavorato per lo Stato. Gratis.
Mentre in Parlamento (e prossimamente nelle piazze) va in scena la baruffa sulle intercettazioni, i tribunali non hanno più un centesimo per retribuire chi ha lavorato per loro. Gli avvocati del gratuito patrocinio, gli interpreti, i consulenti, i periti. Chi si ritrova a becco asciutto sta affilando le armi, anche con iniziative clamorose, per ottenere «giusta mercede».

Avvocati del gratuito patrocinio, interpreti, consulenti, periti: per loro, denuncia il primo dirigente Olivieri, non c'è più un euro

«Il Tribunale di Genova non ha più una lira»
giustizia alla bancarotta

Le casse del tribunale di Genova sono al verde. Nel 2008 hanno accumulato, solo per queste voci, un debito di 700 mila euro, più un milione per i processi del G8. E quest'anno? «Quest'anno - spiega il primo dirigente del tribunale, Vito Olivieri, raggiunto dal Secolo XIX - abbiamo già esaurito tutta la dotazione. Il ministero della Giustizia ci ha concesso un anticipo di novecentomila euro che è già abbondantemente esaurito e nel frattempo abbiamo già accumulato debiti per un altro milione di euro. 
Abbiamo chiesto al ministero un finanziamento di un milione e mezzo per far fronte alla situazione. Non c'è verso. Non ce li mandano. Ci rispondono che non esiste la disponibilità economica».
Così sfuma il progetto (la chimera?) di un finanziamento-tampone per pagare almeno coloro che hanno già prestato la loro opera. Fermo restando il fatto che non siamo nemmeno a metà dell'anno e c'è l'esigenza di far andare avanti una macchina giudiziaria che non può abbassare la serranda.
Però lo stallo è totale. Ancora Olivieri: «Una volta che il giudice ha liquidato, che il provvedimento di liquidazione è esecutivo, il funzionario delegato deve pagare. Ma è impossibile pagare. Perché non ci sono soldi». Il fatto che il funzionario delegato sia proprio lui lo mette, evidentemente, in una situazione di non poco imbarazzo. E se a questo punto un avvocato, un interprete, un consulente pretende comunque un compenso e parte con un'azione legale, che cosa può accadere? «Il presidente del tribunale _ illustra ancora Olivieri, li ha autorizzati. 
Quindi con la formula esecutiva sul decreto di liquidazione è pignoramento, pignoramento presso la Banca d'Italia di eventuali somme. La cosa assurda è che tutti i debiti che abbiamo sono destinati a lievitare ancora di più, per spese legali e per i decreti ingiuntivi. Aumenteranno del trenta, quaranta per cento».
Tutto questo significa che il tribunale di Genova è alla bancarotta? «Lo è tutto il ministero. Siamo alla bancarotta, non abbiamo soldi e non ci autorizzano i pagamenti. Ma non è solo Genova, è così in tutta Italia».
Ed è qui che si riallaccia la seconda parte della vicenda. Perché c'è chi ha già rotto gli indugi. Ed è partito dritto dritto verso la meta. È l'avvocato Riccardo Di Rella. Prima ha ottenuto il titolo esecutivo, poi ha scritto una mail a settecento colleghi. Risultato: la settimana prossima si svolgerà un'assemblea per discutere della situazione. «Io ci sarò - spiega Riccardo Di Rella - per spiegare come mi sono mosso e che cosa si può ottenere».
Come ci si può muovere e cosa si può ottenere, allora? «In prima battuta ho tentato di ottenere la formula esecutiva sul decreto di liquidazione dei miei compensi. Gli uffici hanno fatto molta resistenza e ho inoltrato un ricorso al presidente del tribunale. Che alla fine mi ha dato ragione. 
D'altronde è la legge stessa che lo impone, è un diritto di ogni cittadino, non poteva essere negato».
E a questo punto che cosa succederà? «L'ho notificato al ministero della Giustizia. E anche alla presidenza del Consiglio perché, per essere esatti, il nostro è un debito con lo Stato». La prossima mossa? Attendere i 120 giorni previsti anche in questo caso dalle normative. E poi? «E poi, se il debito non sarà stato onorato, si passerà alla fase dei pignoramenti. Non è vero, come sostiene qualcuno, che tutti i beni dello Stato non siano pignorabili. Non è così e comunque ci sono già stati pronunciamenti sull'argomento».
Gli ufficiali giudiziari alle porte della Banca d'Italia? O di qualche ufficio per portar via mobili, quadri, arazzi o lampadari? E poi tutto all'asta, per poter retribuire avvocati, interpreti, periti? «La riunione alla quale ci stiamo preparando - spiega ancora l'avvocato Riccardo Di Rella - si propone di far massa, di far partire centinaia di procedimenti di questo tipo da Genova e dalla Liguria. E siccome la situazione, per quello che ci risulta, non è diversa in molte parti d'Italia, speriamo di riuscire a innescare migliaia di azioni, in maniera da creare una pressione fortissima».
Conclude Dirella: «Ci sono molti giovani avvocati per cui il gratuito patrocinio rappresenta la soglia della sopravvivenza, ma magari hanno anche clienti che pagano. Per altre figure la situazione è tragica. Per molti interpreti, ad esempio, questo è l'unico cespite. Ed è assurdo che non debba essere pagato un lavoro già svolto. Che non debba essere pagato dal proprio Stato. Dall'istituzione che ogni cittadino dovrebbe avvertire come quella che dà la massima, totale affidabilità e sicurezza».

marco menduni