RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Condannati dai giudici ma assolti dal governo

Roma, 20 maggio 2010

LE REAZIONI ALLA SENTENZA PER L’IRRUZIONE ALLA SCUOLA DIAZ A GENOVA
Condannati dai giudici ma assolti dal governo
Il ministro dell’Interno Maroni: « I poliziotti restano al loro posto»

RENZO PARODI

Si accende durissimo lo scontro politico sulla sentenza della corte d’Appello di Genova che ha sanzionato con pesanti condanne i vertici della polizia per i fatti della scuola Diaz (21 luglio 2001). Tra gli alti funzionari figurano Francesco Gratteri, all’epoca direttore dello Sco (il servizio centrale operativo della Polizia di Stato), oggi prefetto e capo della Division centrale anticrimine, l’organismo che coordina le indagini più delicate; Giovanni Luperi, ex vicedirettore dell’Ucigos e ora capo del Dipartimento Analisi dell’Aisi (l’ex Sisde, il servizio segreto civile). E Gilberto Caldarozzi, l’attuale capo dello Sco, allora G8 vice di Gratteri.
Tutti i funzionari condannati conserveranno i rispettivi incarichi in Polizia. Lo ha detto il sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano. «Questi uomini hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del ministero dell’Interno», ha dichiarato Mantovano. La sentenza «non dice l’ultima parola, in quanto afferma l’esatto contrario di quanto era stato stabilito in primo grado... Sono ragionevolmente convinto che la Cassazione ristabilirà l’esatta proporzione di ciò che è successo, scioglierà ogni ombra su fior di professionisti che oggi si trovano in questa situazione». I funzionari condannati «resteranno quindi al loro posto, che non si limitano ad occupare, svolgendo il loro ruolo con grande responsabilità e dedizione, rispetto al quale ci può essere solo gratitudine da parte delle istituzioni». Da Bari, presente il capo della Polizia, Antonio Manganelli, il ministro Maroni ha approvato: «Sottoscrivo al cento per cento l’opinione ufficiale espressa al Viminale nella persona del sottosegretario Mantovano».
Il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri e il suo omologo alla Camera, Fabrizio Cicchitto, hanno sostenuto che la sentenza sembra scritta dai no global. Gasparri ha espresso «sconcerto e amarezza» per una decisione «intrisa di ideologia». Cicchitto ha ammesso che la notte della Diaz ci furono «indubbiamente errori e valutazioni sbagliate da partedialcuni settori delle forze dell’ordine ma non ci fu né un organico disegno repressivo né una catena di comando funzionale ad esso». «La sentenza ha voluto colpire l’allora ministro Scajola, l’allora vicepresidente del consiglio, Fini, presente a Genova, e il premier Silvio Berlusconi», ha commentato il senatore Achille Todaro (PdL). La collega di partito Isabella Bartolini ha parlato di una «vendetta in nome dei no global», il vicepresidente dei deputati Pdl, Vincenzo Napoli, di «un’ingiuria contro le forze dell’ordine e un’altra macchia nella veste sempre meno immacolata della magistratura». Sullo stesso registro la deputata Barbara Saltamartini («una sentenza dal forte sapore ideologico»), l’ex presidente del Senato, Marcello Pera («una delle pagine più brutte della nostra magistratura»), l’on. Jole Santelli («La mafia ringrazia»).
Di tono opposto i commenti dell’opposizione. Vittorio Agnoletto, portavoce del Genoa Social Forum al G8 del 2001 e Antonio Bruno, membro del GSF, hanno chiesto l’immediata rimozione dagli incarichi dei funzionari condannati. «Non è accettabile che la difesa della Costituzione, della libertà e della sicurezza dei cittadini sia affidata a chi è stato riconosciuto responsabile dal tribunale di reati estremamente gravi», hanno scritto. Per i senatori del Pd Roberto della Seta e Francesco Ferrante i giudici «hanno ristabilito lo Stato di diritto, condannando giustamente chi, della famigerata macelleria messicana, era stato responsabile morale». Luigi De Magistris, ex magistrato ed europarlamentare dell’Idv, ha osservato che la sentenza «attenua in parte», il dolore «per la pagina immonda» della scuola Diaz. Il segretario dei Verdi, Angelo Bonelli, ha giudicato «sconcertante» la posizione di Mantovano. «Un sottosegretario che è anche stato magistrato dovrebbe avere più rispetto per le sentenze dei giudici».


FRANCESCO GRATTERI
capo Dipartimento centrale anticrimine
4 ANNI
Ex responsabile del Servizio centrale operativo, oggi coordina le principali inchieste sulle mafie

VINCENZO CANTERINI
ex dirigente Reparto mobile Roma
5 ANNI
Guidava il gruppo di poliziotti romani che entrò per primo nella scuola Diaz, oggi in pensione

GIOVANNI LUPERI
capo Divisione analisi Aisi (ex Sisde)
4 ANNI
Vicecapo Ucigos
(antiterrorismo) al G8, oggi è il numero uno degli analisti nei servizi segreti

GILBERTO CALDAROZZI
capo Servizio centrale operativo
3 ANNI 8 MESI
Numero due dello Sco, braccio “operativo” dell’Anticrimine, nel 2001, da tempo ne è diventato la guida

SPARTACO MORTOLA
questore vicario
3 ANNI 8 MESI
Era responsabile della Digos di Genova nel luglio 2001, oggi numero due della questura di Torino

FILIPPO FERRI
dirigente squadramobile di Firenze
3 ANNI 8 MESI
Capo della squadra mobile della Spezia nel 2001, oggi ha lo stesso ruolo a Firenze dopo una promozione

PIETRO TROIANI
capo polizia stradale di Roma
3 ANNI 9 MESI
Nove anni fa aveva il grado di vicequestore aggiunto nella capitale, negli anni è stato promosso

MICHELE BURGIO
ex agente della polizia di Stato
ASSOLTO
Guidava il furgone su cui viaggiavano le false molotov. Ha lasciato la polizia e fa l’impiegato ad Albenga