RASSEGNA STAMPA

LIBERAZIONE - Pdl lancia in resta contro i giudici, le forze dell'ordine non si toccano

Genova, 20 maggio 2010

Cicchitto: «Ha vinto la tesi dei no global». Santelli: «La mafia ringrazia»
Pdl lancia in resta contro i giudici, le forze dell'ordine non si toccano

Frida Nacinovich

«I mujaheddin hanno avuto la loro temporanea vittoria», dice Giorgio Straquadanio, deputato pidiellino della Repubblica. Non parla dell'Afghanistan, commenta la sentenza d'appello per l'assalto della polizia alla scuola Diaz di Genova. Non sono parole in libertà di un peone di Montecitorio. Gli onorevoli del Pdl offrono un'univoca chiave di lettura sulla sentenza di secondo grado sulle violenze e i pestaggi dentro la scuola: i magistrati sono amici dei terroristi, la polizia è al servizio del cittadino. Non è un eccesso di garantismo nell'attesa della valutazione giuridica della Corte di Cassazione, piuttosto l'ennesima dimostrazione della frattura che si è venuta a creare nell'Italia di oggi fra i principali poteri dello Stato. Da una parte la magistratura, dall'altra governo e maggioranza, due mondi che non comunicano. Basta fare due passi per Montecitorio e appuntare le dichiarazioni per capire la situazione. Finaini, berlusconiani, leghisti, tutti insieme contro i giudici. «I condannati resteranno al loro posto», chiarisce subito il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano. Perché questi uomini, insiste, «hanno e continuano ad avere la piena fiducia del sistema sicurezza e del Viminale». E perché quella della Corte d'Appello di Genova «è una sentenza che non dice l'ultima parola». Frasi che il ministro dell'Interno, Roberto Maroni sottoscrive «al 100%». «Non ho niente da aggiungere se non ribadire la fiducia per le persone che sono state coinvolte e confermare le opinioni espresse e le valutazioni del Viminale», sottolinea l'esponente leghista. Quando
si dice il rispetto delle sentenze. Del resto il loro capo, Silvio Berlusconi, è un esperto del genere. Così parte la consueta malinconica gara a chi attacca più rozzamente la magistratura. Succederà una volta di poter rileggere frasi di questo genere nei confronti di pm e giudici. Ecco Isabella Bertolini: «Sembra che a Genova più che un sereno processo si sia svolta una sorta di vendetta in nome dei no global consumata nei confronti della polizia e degli stessi magistrati di primo grado». Enrico Costa, ance lui del Popolo delle libertà berlusconaine, parla di «una faida tutta interna alla magistratura». Jole Santelli: «Visto che sotto processo sono uomini oggi al vertice della lotta alla mafia e che hanno ottenuto clamorosi successi, ciò che è accaduto nel "processo Diaz" non può che lasciare profonda delusione nei cittadini. Intanto la mafia ringrazia». Alè. Per Osvaldo Napoli «quel verdetto è un'ingiuria contro le Forze dell'ordine e un'altra macchia sulla veste sempre meno immacolata della magistratura». Ultimo ma non certo per ultimo Fabrizio Cicchitto, autentico specialista in materia: «Questa sentenza fa propria la tesi dei no-global che è totalmente accusatoria nei confronti delle forze dell'ordine e del tutto assolutoria nei confronti di chi ha provocato danni gravissimi, morali e materiali, alla città di Genova. A nostro avviso quella notte ci furono indubbiamente errori e valutazioni sbagliate da parte di alcuni settori delle forze dell'ordine, ma non ci fu un organico disegno repressivo». Lo vada a dire a chi a Genova c'era - almeno 300mila persone - e che ha visto con i propri occhi quel che è successo.
Pd e Idv esprimono un giudizio opposto a quello del Pdl. A suo modo è una notizia. Per Luigi De Magistris, Italia dei valori, «la sentenza odierna attenua in parte» il dolore per la «pagina immonda» rappresentata dalla vicenda Diaz. I senatori del Pd Roberto Della Seta e Francesco Ferrante parlano di «una pagina di limpida democrazia che ristabilisce lo stato di diritto. Nel 2001 eravamo a Genova con migliaia di manifestanti pacifici, e quello fu un episodio di inaudita violenza "di Stato" che calpestò i diritti di centinaia di persone e offese lo stesso onore delle forze dell'ordine». Fuori dal Parlamento, si fa sentire la sinistra. Per Paolo Ferrero«la sentenza di Genova è importantissima. Sono state riconosciute le responsabilità della catena di comando e non solo degli agenti in giornate vergognose in cui furono cancellati l'habeas corpus e lo stato di diritto in Italia». E ancora: «Chi ha diretto quella macelleria anticostituzionale non può dirigere l'ordine pubblico». Invece ci sono state promozioni su promozioni. Una storia italiana, da qualsiasi parte la si guardi.In discussione ci sono le violenze terribili alla scuola Diaz, non le contorsioni dell'avvocato inglese Mills. Eppure i commenti di ministri, sottosegretari, onorevoli deputati e senatori delle libertà seguono lo stesso registro. Da una parte l'attacco ai giudici comunisti, amici dei no-global, addirittura dei mafiosi (dice proprio così Jole Santelli). Dall'altra la difesa acritica delle forze dell'ordine, quasi che le opposizioni parlamentari ed extraparlamentari si dedicassero quotidianamente a gettare discredito su polizia, carabinieri, guardia di finanza, ecc. Non è così. E imbastire un pasticcio del genere su una vicenda drammatica come quella del G8 di Genova è anche pericoloso. Purtroppo non è una novità nel paese delle libertà berlusconiane.