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DI STRAGE IN STRAGE

ATTILIO BOLZONI, 21 LUGLIO 1992

La giovane figlia del giudice assassinato, Lucia Borsellino, intervistata dal Tg5 ' MORIRE PER CIO' IN CUI SI CREDE' ROMA - "C' è una frase che papà ci ripeteva sempre e che ha influenzato tutto il mio stile di vita. Era: è bello morire per ciò in cui si crede". Così Lucia Borsellino, figlia ventiduenne del magistrato assassinato, ha ricordato il padre - durante un' intervista rilasciata ieri sera al Tg5 - "un uomo e un padre fantastico, di una bontà infinita". Lucia ha ricostruito con voce affaticata dall' emozione il loro ultimo colloquio. "Domenica mattina mi aveva proposto di andare al mare con lui e con mio fratello Manfredi. Ma io gli dissi che non potevo, che dovevo andare a studiare a casa di una collega di università perchè avevo gli esami in vista. Lui c' era rimasto male. Mi chiese il numero di telefono della casa dove dovevo andare. Glielo diedi, ma lo dimenticò sulla scrivania. Verso il pomeriggio, non mi ricordo che ora fosse, ho sentito da casa della mia collega un rumore, poi sono cominciate ad arrivare le prime notizie, e sono scappata via....". La famiglia Borsellino era molto legata a quella Falcone ("Vissi la tragedia di Capaci come sto vivendo quella di mio padre") alla quale era accomunata "oltre che dalla forte stima, anche da una sorte comune, facevamo una vita simile". Tanto che dopo l' agguato a Falcone, il giudice Borsellino "aveva cominciato a cautelarsi di più, a stare attento a cose alle quali prima non dava peso, per far stare noi più tranquilli". Sì, il magistrato sapeva che ci poteva essere un nuovo attentato, "se lo aspettava"; no, non lo diceva, "con noi non ne aveva mai parlato chiaramente"; sì, "mio fratello conosceva i ragazzi della scorta"; no, Lucia non li ha mai conosciuti personalmente. E poi arriva la volta del ricordo dell' isolamento all' Asinara. "All' inizio non mi sembravano momenti troppo difficili, il posto era bellissimo. Ma poi abbiamo cominciato ad avvertire, giorno dopo giorno, una grande solitudine. Percepivamo che quella che facevamo non era una vita normale e non vedevo l' ora di venir via, di tornare a casa mia". Non si sottrae ad alcuna domanda Lucia Borsellino, ma con la forza di una figlia che per anni ha temuto la morte violenta del padre dice, quasi a rendergli un ultimo omaggio: "E' sempre stato un uomo fiducioso, sempre. E infatti è morto per questo: credeva troppo in quel che faceva. Il futuro? Vivere normalmente, secondo i suoi insegnamenti". ' Occorrono giudici senza ombre' LA SORELLA DI FALCONE ' NON LI HANNO DIFESI' PALERMO - In meno di due mesi le parti si sono invertite. Maria Falcone, sorella del giudice ucciso a Capaci e Lina Morvillo, mamma di Francesca, sono rimaste per tutta la mattina di ieri accanto ad Agnese Borsellino ed ai suoi figli. Chi ieri cercava di consolare, oggi riceve consolazione. "Quanto è avvenuto è terribile - ha detto la sorella di Falcone - toglie a questa città anche la possibilità di sperare". Poi la signora Falcone è passata alle accuse: "Per quanto è dato a noi sapere nulla è avvenuto sul piano delle indagini dopo l' uccisione di mio fratello. Chi non ha saputo tutelare la vita di Giovanni, di Francesca e degli agenti morti a Capaci non è stato in grado di assicurare adeguata protezione neppure a Paolo Borsellino che non poteva non essere considerato come il nuovo naturale bersaglio della mafia. In questo paese è ora che qualcuno cominci a pagare per non avere saputo assolvere ai propri compiti". "Ho appreso dalla tv - ha detto ancora la professoressa Falcone - che il procuratore della Repubblica Pietro Giammanco avrebbe manifestato l' intenzione di rassegnare le dimissioni... Ritengo che il proposito debba essere coltivaro sino in fondo. Altri magistrati debbono prendere il suo posto. Alla procura di Palermo occorrono giudici sui quali tutti si debba essere certi e tranquilli, giudici non chiamati in causa da quei chiari appunti lasciati da mio fratello, già pubblicati dai giornali e che Borsellino aveva detto, quasi a futura memoria, di ben conoscere". "E' triste doverlo ammettere ma, sino ad oggi, credo proprio che la considerazione che la mafia abbia vinto sia incontestabile". Questo l' amaro commento del sostituto procuratore della Repubblica Alfredo Morvillo, fratello di Francesca, mentre si allontanava dal palazzo di giustizia. "Non vedo assolutamente alcuna speranza - ha detto il magistrato - perchè, mancando Borsellino, allo stato non c' è più alcuna persona in grado di coagulare in sè il consenso oltre che riunire tutti noi per il prosieguo delle indagini". Antonino Vullo, l' unico scampato al massacro ' UNA GRANDE FIAMMATA E S' E' SCATENATO L' INFERNO' PALERMO - Antonino Vullo è l' unico superstite della strage. I medici dell' ospedale di Villa Sofia lo hanno tenuto sotto osservazione solo per 24 ore. Nel pomeriggio, l' agente era già a casa. Piange e scuote la testa l' agente Vullo: "Non erano ancora le 17. Io ero alla guida della Croma blindata del dottor Borsellino. Il giudice e i miei colleghi erano già scesi dalle auto, io ero rimasto alla guida, stavo facendo manovra, stavo parcheggiando l' auto che era alla testa del corteo. Non ho sentito alcun rumore, niente di sospetto, assolutamente nulla. Improvvisamente è stato l' inferno. Ho visto una grossa fiammata, ho sentito sobbalzare la blindata. L' onda d' urto mi ha sbalzato dal sedile. Non so come ho fatto a scendere dalla macchina". Con l' orrore negli occhi e la voce roca, Vullo mormora: "Attorno a me c' erano brandelli di carne umana sparsi dappertutto". Trentadue anni, all' ufficio scorte dal febbraio scorso, Vullo è sposato e padre di 2 figli. "Non bisogna mollare - afferma -. Purtroppo era un attentato annunciato, era prevedibile, si è ripetuta la stessa cosa a distanza di due mesi. Ma non si può continuare a morire così". Antonino Vullo, domenica, era alla guida della Croma per caso. Il giudice aveva l' abitudine, nei giorni festivi, di lasciare a casa il suo abituale autista, Salvatore Didato. ' Debbo al dottor Borsellino la vita, non voleva mai che lavorassi la domenica' , ha detto piangendo. dal nostro corrispondente ATTILIO BOLZONI