PROCESSO DIAZ - La sentenza

4. Operazione presso la scuola Diaz Pertini > > > > | T | 1 | 2 | 3 | 4 | E |

Terzo piano

(piantina)

Cunningham David (udienza 5/7/06; parte civile, assunto ex art. 197 bis c.p.p.)
(verbaletrascrizione)
Ero andato insieme a Kara Siewereight alla scuola Diaz perché cercavo un posto per dormire; vi siamo arrivati verso le 22. Ci avevano detto che era un luogo sicuro ove potevamo utilizzare i computer per connetterci ad internet. Ci eravamo sistemati nella palestra. Segno sulla piantina che mi viene mostrata la posizione in cui mi trovavo.
Ad un tratto sentii un gran rumore dall’esterno e sulle porte; le persone all’interno iniziarono ad urlare che stava arrivando la polizia; i vetri delle finestre sopra di noi vennero rotti dall’esterno. Le porte erano chiuse.
Mettemmo tutte le cose nello zaino e ci dirigemmo verso la porta principale; in quel momento avvenne l’irruzione dei poliziotti;  salimmo quindi le scale a destra guardando l’ingresso dall’interno; credo che arrivammo al terzo piano e andammo in fondo al corridoio; guardammo dalla finestra per vedere se fosse stato possibile uscire attraverso le impalcature, ma visto che vi erano moltissimi poliziotti, tornammo indietro; in quel momento arrivò il primo poliziotto che con il manganello batté sul tavolo e a gesti ci indicò di metterci a terra. Così facemmo alzando le mani. Eravamo mi pare in sei; i poliziotti arrivati vicino al primo gruppo di persone iniziarono a picchiarle in testa; mi posi sopra Kara per cercare di proteggerla; quando arrivarono vicino a noi i poliziotti ci picchiarono con i manganelli e con gli stivali. Ricevetti almeno una quindicina di colpi; molti in testa. Urlai ripetendo “fermatevi, fermatevi”, ma più gridavo più mi pareva che mi colpissero. Tutti i poliziotti avevano fazzoletti sul viso; ogni volta che li guardavo venivo colpito.
Non ricordo con precisione come erano le divise; mi sembra che il fazzoletto che copriva il volto fosse rosso scuro e le uniformi blu scuro. Le luci si accendevano e si spegnevano ed era quindi molto difficile vedere con precisione. C’era anche un poliziotto non in divisa, che riconobbi come un poliziotto perché aveva anche lui un fazzoletto rosso; era in jeans e camicia bianca.
I poliziotti ci fecero poi allineare vicino al muro e ci picchiarono nuovamente; sembrava che colpissero in particolare coloro che ancora non sanguinavano dalla testa.
Segno sulla piantina del terzo piano la posizione in cui mi pare mi trovassi.
Ci fecero poi dirigere verso e scale, continuando a picchiarci. Quando siamo arrivati alle scale, vidi una persona con una divisa fosforescente, penso fosse un medico, davanti al quale venivano diretti quelli che erano seriamente feriti.
Siamo stati portati al piano terreno e ammassati in un grosso gruppo e quindi ci fecero stendere a terra; quelli all’esterno del gruppo vennero ancora colpiti. Alcuni poliziotti raccolsero gli zaini e ne svuotarono il contenuto sul pavimento, distruggendo ciò che potevano; calpestavano e gettavano contro il muro gli oggetti personali. Perdevo molto sangue dalle ferite alla testa e non riuscivo a vedere molto bene. Kara era su di me per cercare di evitare che ricevessi altri colpi sulla testa.
Mi pare che vi fossero tre o quattro persone che davano ordini, mentre gli altri agivano. Erano diversi dagli altri, non indossavano uniformi.
Venni infine posto su una brandina e su di me fu posto un sacco a pelo, e quindi venni portato fuori dalla scuola.
Mi riconosco nel filmato che mi viene mostrato, Rep. 172.2 Min. 6,06 (estratto): sono il primo dei due portati in barella.
Sono infine stato caricato su un’ambulanza e portato in ospedale. Avevo con me il passaporto di Kara che aveva per sbaglio preso il mio. Tutto ciò che avevo mi è stato sequestrato o distrutto; non ho riavuto più nulla; avevo fatto una lista dei miei oggetti personali, che avevo poi dato a persone che sapevo appartenere al GSF.
Riportai conseguenze sia fisiche sia psicologiche. A Napoli prima di tornare a casa, mi fecero alcune radiografie. 
Nel periodo in cui rimasi in prigione ricevetti in tre occasioni calci ed inoltre minacce da parte degli agenti.
Non vidi all’interno della scuola mazze, bastoni o altri oggetti atti ad offendere, né bottiglie molotov.
Ho contato più di dodici ematomi sul lato destro del corpo ed alcune ossa delle mani erano rotte.
Venni espulso e portato in pullman all’aeroporto.
Non ho mai avuto contatti con black block, con persone cioè che partecipavano a manifestazioni vestite di nero con il volto coperto.

Sievewright Kara (udienza 5/7/06; parte civile, assunta ex art. 197 bis c.p.p.)
(verbaletrascrizione)
Ero insieme a David Cunningham nella scuola Diaz. Ad un tratto sentii un gran rumore e poi qualcuno che gridava: “Polizia, polizia”. Eravamo al piano terra e mi ero appena sdraiata per dormire. Mi alzai e misi le mie cose nello zaino e con David andai verso le scale; vidi che la polizia stava battendo contro la porta ed insieme ad altre persone siamo saliti al terzo piano. Arrivarono dalle scale alcuni poliziotti; il primo batté su un tavolo con il manganello. Nel corridoio vi saranno state circa sei dieci persone; appena vista la polizia alzammo le braccia; i poliziotti ci urlarono qualche insulto come “bastardi”; ci indicarono di metterci a terra e così facemmo; mi sono accucciata sotto lo zaino e vicino a David; i poliziotti hanno iniziato a picchiarci; mi colpirono nel braccio e nelle gambe ripetutamente e con mota forza. Non ricordo tutto perché ho alcuni momenti bui. Eravamo in fondo al corridoio e i poliziotti ci colpivano quando entravano nelle aule e quando uscivano. David, che mi proteggeva col suo corpo, ricevette più colpi di me.
Infine smisero di picchiarci ed in inglese ci dissero di alzarci. Segno sulla piantina che mi viene mostrata il punto in cui ci trovavamo.
Ricordo che i poliziotti avevano il viso coperto con maschere color vino.
Ci fecero andare in fondo al corridoio e ci fecero scendere; sulle scale vi era una persona, un paramedico; ci fecero scendere nella palestra sul lato sinistro, in un gruppo con le teste abbassate.
Un poliziotto mi diede un calcio molto forte. I poliziotti presero gli zaini e li riunirono in una pila; vidi che li svuotavano e ne toglievano l’intelaiatura.
Gli oggetti visibili nella foto raid 54 mi pare siano i rinforzi metallici degli zaini.
I poliziotti ammucchiavano tutto in una pila senza preoccuparsi di dividere gli oggetti attribuendoli a qualcuno.
Mi riconosco nella foto che mi viene mostrata (Rep 100 foto 36): ero fuori dalla scuola; David era stato portato via su una barella.
Ho perso tutto quello che avevo con me. Nessuno mi disse quale fosse la mia posizione.
Ho riportato vari ematomi sul lato sinistro del corpo; non mi sono fatta visitare da altri medici una volta rientrata a casa; per molto tempo sono rimasta psicologicamente traumatizzata; ho avuto incubi per molti mesi.

 

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